05.02.2020
Il difensore biancorosso si racconta
Bergamasco di Grumello del Monte, nato il 21 gennaio 1999 a Calcinate, Alberto Alari è un difensore centrale ben strutturato fisicamente (188 cm di altezza per 82 kg di peso forma), maglia numero 26 e non a caso: “Perché l’aveva John Terry nel Chelsea …”. E’ arrivato in biancorosso l’estate scorsa a titolo temporaneo, in prestito annuale, dall’Atalanta. 20 anni, nella scorsa stagione ha militato in forza alla Carrarese, in serie C, nella sua prima esperienza in un campionato maggiore professionistico (5 gare in campionato, 2 in coppa Italia). Valorizzato dal settore giovanile dell'Atalanta, in forza alla quale ha disputato 31 partite nella formazione under 17 e 37 nella squadra Primavera, ha vestito la maglia azzurra delle selezioni giovanili dell'Italia under 18 (2 presenze), under 19 (1 presenza) e under 20 (1 presenza), chiamato da Paolo Nicolato. “Sono arrivato all’Atalanta poco più che bambino e ho completando tutta la trafila nel vivaio neroazzurro. Sono uno che ha sempre saputo aspettare il momento, credendo nella forza del lavoro e nello spirito di gruppo, impegnandomi sempre al massimo per essere pronto a cogliere le opportunità”.
Parlaci di come hai cominciato a giocare …
“Ho iniziato a cinque anni nell'Oratorio di Grumello. Un giorno il papà di un mio amico mi disse di provare e da lì è cominciato tutto. A 11 anni sono poi passato alla Grumellese e dopo un anno e mezzo, a gennaio, all'Atalanta. La mia famiglia non ha molta passione per il calcio, ma io fin da bambino avevo un pallone tra i piedi: abbiamo un giardino abbastanza grande e lì organizzavo partite con i miei amici. Giocavo scalzo e ne ho rotti di calzini. Anche perché mi divertivo a fare le scivolate”.
Tra i momenti più belli della tua ancora giovane carriera c’è sicuramente lo scudetto U17 Serie A e B conquistato nel 2016 con l’Atalanta. Cosa ricordi?
“Non solo quello. Prima, con i giovanissimi, siamo arrivati in semifinale con la Juventus. Poi lo scudetto allievi con mister Brambilla. Ricordo la punizione ottimamente calciata da Filippo Melegoni al 5’ del secondo tempo supplementare della finale con l’Inter, a Cesena, per la rete del 2-1 decisivo. L’Inter era passata in vantaggio al 27’ del secondo tempo con Merola e noi avevamo pareggiato al 40’ con un colpo di testa di Alessandro Bastoni, oggi all’Inter. Poi i supplementari. Quello scudetto è stato il culmine di una stagione fantastica in cui abbiamo vinto tutto quello che potevamo vincere. Sicuramente è stata la stagione più bella vissuta con l'Atalanta”.
Inter con in campo Pinamonti e con Rover schierato dall’inizio del supplementare, Atalanta con Taliento tra i pali, tu e Alessandro Bastoni centrali …
“Con Bastoni abbiamo sempre giocato in coppia, tranne il primo anno in cui lui giocava da terzino sinistro. Abbiamo fatto un lungo percorso insieme, per me è un esempio, oltre che un amico, prima di tutto. E’ anche un grosso stimolo”.
Stagione 2016/2017, le prime presenze con la Primavera della Dea e la nazionale under 18, chiamato da Paolo Nicolato.
“La prima chiamata in nazionale con la under 16 è stata una grande emozione. Poi quando sono passato in Primavera, nel girone d'andata non ho trovato spazio in campionato, da gennaio però sono arrivate le soddisfazioni: il Viareggio, la Coppa di categoria, la maglia da titolare, alcune chiamata in azzurro U18, impegni internazionali per confrontarsi con altre realtà e imparare. Una bellissima esperienza e una grande emozione che mi ricorderò per sempre”.
Stagione 2017/2018, ancora con la casacca della Primavera dell’Atalanta, da protagonista, collezionando 26 presenze, 25 delle quali da titolare.
“Nel campionato Primavera abbiamo chiuso la regular season in testa alla classifica, per poi venire eliminati nella semifinale play-off dalla Fiorentina. Poi la stagione scorsa a Carrara e ora sono qui e mi trovo molto bene”.
Difensore da sempre?
“Da piccolo in realtà giocavo a centrocampo. E' stato quando sono arrivato all'Atalanta che Bonaccorso mi ha spostato in difesa: ero già alto per l'età che avevo e devo dire che il nuovo ruolo mi è piaciuto subito. E da allora ho sempre giocato da difensore centrale.”.
I tuoi esempi? A chi ti ispiri?
“Mi ispiro a difensori come Chiellini e John Terry, giocatori di carisma, che non mollano mai. In camera avevo il poster di Andrea Barzagli e un altro esempio è Mattia Caldara. Nutro in lui una grande ammirazione. Forse un po' mi rivedo in lui, sia nel carattere che nel modo di giocare. Con la Primavera mi è capitato spesso di fare le partitelle infrasettimanali contro la prima squadra ed è sempre stata un'occasione importante per imparare. Ho cercato sempre di approfittare delle occasioni per studiare i posizionamenti, non solo dei difensori, ma anche degli attaccanti per capire i movimenti, per carpire qualche mossa. Mi ha aiutato molto”.
Nella tua carriera ci sono stati più momenti in cui, dimostrando grande maturità, hai atteso con pazienza il tuo momento, impegnandoti al massimo per guadagnare il tuo spazio. E’ una tua dote caratteriale?
“E’ il ruolo del difensore che secondo me impone di avere pazienza, di saper aspettare, lavorando sempre e comunque sodo per farsi trovare pronti alla chiamata. E’ comunque un mio principio quello di impegnarmi costantemente al massimo per essere pronto quando serve. In un contesto di gruppo squadra credo sia importante un approccio come questo”.
Quali sono le tue caratteristiche?
“Indubbiamente la forza fisica e poi il non mollare mai”.
Quali impressioni hai ricavato nella prima parte di campionato?
“Un campionato impegnativo, spettacolare e difficile. Il girone B è in assoluto il più competitivo e livellato verso l’alto, non a caso è stato paragonato ad una sorta di serie B2. Ci sono squadre blasonate e ambiziose. Delle squadre che mi hanno impressionato di più dico Reggio Audace e Piacenza”.
Atalanta: un sogno nel cassetto?
“Diciamo che l’Atalanta mi ha dato molto, come persona e come giocatore. Sono arrivato a 12 anni e sono maturato, non solo dal punto di vista calcistico con la società neroazzurra, che mi ha fatto crescere: ho giocato a calcio e ho conciliato la scuola, arrivando al diploma. Non posso che essere riconoscente e orgoglioso dei risultati che ora stanno ottenendo anche con la prima squadra. E’ una di quelle società capaci di lavorare a tutto tondo, curando i dettagli”.
E’ la tua squadra del cuore?
“Certo, la seguo con passione e interesse, comunque con un po’ di Juventus, passione ereditata dai miei genitori e dai miei parenti”.
Cosa ti sta dando l’esperienza in biancorosso?
“Mi sta dando tanto. E’ il mio secondo anno lontano da casa e qui ho trovato condizioni ottimali sotto tutti i punti di vista. Un gruppo di ragazzi fantastici, uno staff tecnico di grande qualità e mestiere, una splendida società. Mi stanno insegnando molto e di questo sono grato a tutti e spero di ripagare tutti nel migliore dei modi”.
Fuori dal campo cosa ti piace fare?
“Innanzitutto dico che fuori dal campo ho incontrato splendide persone e che in questa terra ci sono tante belle cose da apprezzare, soprattutto per uno come me che è appassionato di montagna”.
Hobby?
“In estate, con Ierardi, ho cominciato a pescare…”.
Obiettivi personali?
“Crescere e migliorare sempre di più e, a livello di squadra, arrivare il più avanti possibile. So che dovrò farmi trovare sempre pronto a cogliere le occasioni. In futuro? Titolare in serie C e crescere costantemente, con il desiderio di arrivare ai massimi livelli e di starci per un po’. Nella vita bisogna avere degli obiettivi importanti: non è detto che si riesca a centrarli, tuttavia bisogna provarci”.