28.03.2023
Quando John Arne Semundseth Riise, potente difensore mancino, sbarcò a Roma dopo sette stagioni intensamente vissute con la maglia del Liverpool e da titolare e leader della nazionale norvegese, Alessandro Celli, classe 1994, aveva 14 anni e giocava nell’Ostia Maria. Il rosso dal mancino potente arrivato dai Reds, diventò l’idolo assoluto di un ragazzo di belle speranze che stava crescendo sul Litorale romano nel ruolo di terzino mancino. Un modello seguito, sostenuto e osservato in giallorosso per tre stagioni e un centinaio di partite, con il sano spirito di emulazione. Quando il leader di presenze nella nazionale norvegese lasciò Roma e “la magica” per gli inglesi del Fulham, il ragazzo romano finiva il settore giovanile nella Tor Tre Teste per iniziare la prima esperienza tra i grandi, in Eccellenza, con la maglia della Lupa Frascati.
Alessandro, in quell’anno arrivò una chiamata importante: quale?
“Già nell’estate dopo il mio primo anno in Eccellenza, mi chiamò Alberto De Rossi, tecnico della Primavera della Roma e babbo di Daniele per giocare con loro. Purtroppo, le società non si misero d’accordo per il trasferimento e quell’opportunità sfumò”.
Con John Arne Riise sempre negli occhi e nel cuore, Alessandro riprese dalla Lupa Frascati (con cui aveva conquistato la promozione in D), poi Lupa Roma, con l’ascesa in serie C nel 2014 e le successive tre stagioni in terza divisione nazionale con 78 gare tra i professionisti impreziosite da un paio di reti.
Nel 2017-2018 ha assaggiato la serie B per la prima volta, cosa ricordi?
“Ho avuto la possibilità di debuttare tra i cadetti a 22 anni con il Foggia di mister Giovanni Stroppa, una decina di presenze fino a gennaio, prima del Trasferimento a Teramo, in Serie C dove ho chiuso la stagione con 21 gare e una rete”.
Ti sei fatto sul campo e con pieno merito la fama del lottatore, del giocatore umile e concreto, che non molla mai: testa china per raccogliere tutte le forse da sprigionare poi in campo dal primo all’ultimo minuto, senza mollare mai. La Ternana ti ha voluto in C, nel 2019: due anni di C e due di B, come sono stati?
“Quattro stagioni importanti, molto importanti per me. Sono grato alla Ternana per l’opportunità che mi ha dato. Siamo saliti in B nel 2021, lo scorso anno ho giocato molto, 26 gare con un gol ed è stata una grande esperienza, quest’anno nella prima parte della stagione ho giocato con meno continuità”.
Soddisfatto della scelta fatta a gennaio?
“Diciamo che sono stato fortemente attratto dal progetto che mi ha illustrato e proposto il direttore sportivo Paolo Bravo, che ho condiviso pienamente e con entusiasmo. Ho subito apprezzato la bontà di un gruppo che mi ha accolto in modo splendido e in cui mi sono integrato immediatamente”.
Il tuo obiettivo qual è?
“Il mio obiettivo è quello condiviso: raggiungere quanto prima il traguardo più ambito e per questo sono a disposizione. Il mio compito è quello di fornire il migliore contributo possibile per centrare quello che per noi è e resta il più importante dei bersagli. Bisogna stare costantemente concentrati e in settimana e in partita, perché questa è una categoria difficile, impegnativa, imprevedibile e quest’anno lo è ancora di più. Noi abbiamo il compito e il dovere di non mollare mai, di costruire tutti insieme qualcosa di importante, in un campionato importante”.
Stai mostrando pienamente le caratteristiche che ci avevi illustrato?
“Le mie caratteristiche sono quelle di difendere e cercare di attaccare. Aggressività sull’uomo e corsa. Sono grato delle opportunità che ho per poter fornire il mio contributo”.
Con il mister è stato feeling immediato?
“E’ una persona di carattere ed è un grande motivatore, capace di preparare la gara sia dal punto di vista tattico che da quello mentale. E’ molto preparato e questa categoria piena di insidie la conosce molto bene. Con lui si lavora veramente bene”.