04.01.2021
Intervista ad Alessandro Campo
Sei stagioni in biancorosso, dal gennaio del 2009 al gennaio 2014 e nell’annata 2014-2015, dopo la parentesi in maglia Cremonese, una trentina di reti tra campionato e coppe e tante prove da incorniciare in 165 partite ufficiali. Alessandro Campo, piemontese di Moncalieri nel torinese, trequartista classe 1984 è uno di quei giocatori, come si dire “dai piedi buoni”, capace di esprimersi con naturalezza, insomma il classico numero 10 tecnico, dagli ottimi colpi, mancino, potente e con una struttura fisica importante (183 cm), visione di gioco.
Esordio precoce in C2, a 17 anni, nel Prato e poi il passaggio al Torino Primavera, dove ci mise davvero poco a divenire leader offensivo di una compagine forte, tra gli altri, di un certo Fabio Quagliarella. Marcello Lippi, al tempo al timone della Juventus nell’assistere ad un derby Primavera Torino-Juventus, non esitò a lodare pubblicamente le doti del talentuoso fantasista granata. Primo anno da professionista a Gualdo nel 2014-2005, il ritorno al Torino e 3 gare in B, poi, da gennaio il Cittadella, in C1 una stagione e mezza e mezzo anno in B, vivendo la promozione tra i cadetti, ma anche con una serie di brillanti prestazioni intervallate da noie muscolari.
Com’è nata la scelta computa nel gennaio 2009 la scelta di rimettersi in gioco in C2, nell’FCS?
“L’inizio di stagione con il Cittadella in B non era stato fortunato, una presenza e, tra un motivo e l’altro sei mesi senza giocare. In biancorosso ho avuto la possibilità di rilanciarmi, di rimettermi in gioco e di togliermi tante belle soddisfazioni”.
Portandoti in dote tanta esperienza e con tanta voglia di sfoderare una classe innata sei diventato ben presto il leader positivo della squadra: quali sono i ricordi più belli che ti porti nella mente e nel cuore?
“Tanti e belli. La salvezza ottenuta con tanto impegno e la vittoria del campionato l’anno dopo, Vero è che anche nelle successive stagioni ci siamo tolti tante belle soddisfazioni, con in mezzo il momento griglio della retrocessione rimediata nella sfortunata gara di Ravenna, compensata dal successivo, immediato ripescaggio. In generale tanti periodi importanti, sicuramente una fase molto bella e intensa della mia carriera”.
C’è una partita o delle partite che ricordi più volentieri?
“Dovendo scegliere dico la gara d’andata in casa contro il Carpi: ci giocavamo la serie B, abbiamo fatto una grande partita, ho fatto gol. Poi non è andata come speravamo. Un altro incontro che non dimenticherò mai è quello al Druso in cui ci siamo giocati la promozione in C1. In uno stadio pieno in ogni ordine di posti, come mai avevo visto prima, con il sostegno di una città e di una provincia intera che sentivamo forte riuscimmo a vincere con il gol di Marchi”.
Compagni di squadra: con chi è nato un rapporto di amicizia?
“Lo zoccolo duro della squadra di oggi sono i ragazzi che hanno giocato con me Fink, oggi capitano, Fischnaller e Tait. Legami bellissimi con tutti: Kiem, Cia, Furlan eccetera un po’ con tutti quelli con i quali abbiamo condiviso qualche stagione insieme, perseguendo obiettivi comuni. Anche se per poco o avuto un ottimo rapporto con Pederzoli. Io e Alex siamo stati rivali sportivamente parlando quando lui era il capitano della Juventus Primavera e io quello del Torino Primavera: indimenticabili i derby. In biancorosso siamo stati insieme un anno vissuto da compagni di stanza e da amici”.
Allenatori?
“Due su tutti. Stefano Vecchi, il tecnico che mi ha dato di più e che è riuscito a farmi esprimere al meglio. Lo stimo moltissimo, per me è un allenatore di valore assoluto. Ogni tanto ci sentiamo e mi fa molto piacere. Alfredo Sebastiani è stato l’allenatore della promozione dalla C2 alla C1 i una stagione intensamente vissuta”.
Ti senti di dire qualcosa a tutti quelli che oggigiorno sono costretti per forza di cose a seguire la squadra da casa…
“La squadra e la società anno bisogno di sentire il calore della gente, seppur a distanza per i motivi che ben conosciamo. La tifoseria non è mai mancata nei momenti importanti e non dovrà mancare mai. Sicuramente c’è tanta gente che ora segue la squadra a distanza e con piacere, con una passione che poi, quando sarà possibile, dovrebbe essere trasferita completamente allo stadio perché per un giocatore avere il supporto dei propri sostenitori è qualcosa di prezioso e fa sicuramente la differenza in certi momenti. Io penso che quello che sta costruendo la società in questi anni sia qualcosa di importante in un contesto di crescita complessiva. Centro sportivo, stadio Druso nuovo, squadra competitiva significano molto e meritano grande supporto”.
Riesci a seguire la squadra?
“Sì, la seguo con piacere seppur da fuori. Purtroppo, come tutti in questo momento”.