08.07.2020
Il tecnico della formazione Giovanissimi Professionisti Veneto Bianco ha alle spalle un buon trascorso da calciatore
Massimo Malcangio, allenatore della formazione Giovanissimi Professionisti Veneto Bianco, alle spalle vanta un trascorso calcistico importante. Ha cominciato la trafila nelle giovanili del Trento, dai pulcini fino alla serie C, coronando il sogno di ogni ragazzo. Di avventure con la casacca aquilotta ne ha vissute diverse:
“Non posso dimenticare il campionato di serie D vinto nello spareggio di Varese contro il Sassuolo. Tante belle esperienze. Ricordo volentieri anche le amichevoli estive con Roma, l’Inter, il Parma di Zola, la Lazio di Mancini e Nedved. Ho giocato sette stagioni a Bolzano, anche da capitano, vincendo campionati regionali e coppe e anche un’amara retrocessione dalla D. Ho vinto una Coppa Italia regionale e un campionato di Eccellenza anche con il Vallagarina, in un memoriale spareggio con la Benacense per poi salire in D. Un’altra Coppa Italia l’ho vinta con il mio mentore ed ex collega di reparto nel Trento, Maurizio Improta, ad Ala. Dopo una stagione alla Vipo Trento ho chiuso nel Rovereto di mister Merlino, in Eccellenza. con compagni illustri come Max Spagnolli, Torneo e Cont”.
Che cosa avrebbe voluto fare, ma non ha potuto o non è riuscito a portare a termine?
“La mia, nel complesso, è stata una buona carriera, accompagnata da una chiamata in nazionale per le Universiadi. Purtroppo però ho dovuto rinunciare a causa di un infortunio al ginocchio. Non ho comunque particolari rimpianti. Ho vinto 4 campionati: due con il Trento, uno con il Vallagarina e uno con il Bolzano e 4 coppe Italia. Sono contento di quello che ho fatto”.
La carriera di allenatore quando e dove è cominciata?
“Ho iniziato nel Trento, con i pulcini, nel 2013-2014, chiamato da Loris Bodo. Ho allenavo i pulcini 2006 e mi sono appassionato. Ho scoperto che allenare è una cosa che mi piace, in cui riesco piuttosto bene perché, come molti centrocampisti, riesco a vedere il gioco. Dopo quattro stagioni al Trento, in cui ho potuto fare esperienza, confrontandomi anche con tecnici e istruttori di un certo livello, la scorsa estate ho avuto la fortuna e il grande piacere di approdare all’FCS e devo dire grazie ad Alex Schraffl e a Dino Ciresa per avermi concesso l’opportunità di lavorare in una società come l’FC Südtirol”.
Che ambiente ha trovato?
“Un ambiente professionale, come si conviene ad una società professionistica strutturata e organizzata, che persegue una linea precisa e condivisa. Un settore giovanile in cui si opera con razionalità e concretezza, curando molti aspetti per favorire la crescita umana e sportiva dei ragazzi. Mi piace molto lavorare nel settore giovanile, con atleti motivati, che hanno voglia di apprendere, di formarsi, di imparare”.
Quali sono le principali qualità che deve avere un allenatore del settore giovanile?
“Deve essere bravo a fare crescere sotto tutti i punti di vista i ragazzi e non deve commettere troppi errori. Penso che sia importante, quasi fondamentale il divertimento e questo vale per tutti i calciatori, in un contesto però di responsabilità. I ragazzi devono imparare ad essere prima di tutto degli “ometti” seri e poi gli si insegna anche ad essere calciatori. Chiaramente non è fondamentale il risultato fine a sé stesso, ma come lo si ottiene, attraverso quali principi i ragazzi arrivano a scoprire il senso del gioco. Cerco di stimolarli attraverso domande, provo a creare esercizi in cui la parte cognitiva è importante, in cui bisogna fare delle a delle scelte. Bisogna educare i ragazzi a ragionare anche con la loro testa, ad assumersi delle responsabilità. Sono a disposizione dei ragazzi per qualsiasi domanda, per ogni dubbio. Il dialogo è prezioso”.
Le mancano i ragazzi in questo periodo particolare?
“Non vedo l’ora di ritrovare i ragazzi e di lavorare con loro. La speranza è quella di tornare piano piano alla normalità. Mi spiace aver interrotto in modo brusco una bella stagione, che ci stava dando positivi segnali di crescita sul campo. Sono convinto che riprenderemo il nostro cammino e che i ragazzi saranno ancora più carichi di entusiasmo. Ho avuto il piacere di lavorare con un gruppo serio e motivato, nonostante la giovane età”